INDICE

Avanti >>

.

I Giovani e le Realtà Locali

Si corre il rischio che i quartieri, i paesi ed i villaggi, diventino deserti senza storia, senza cultura, senza religione, senza linguaggio e senza identità, con gravissime conseguenze”


Viviamo in una realtà che lascia poco spazio alla speranza. Il nostro futuro può dipendere solo dal nostro personale impegno, visto l’abbandono in cui versano le nostre aree. Bisogna proporre qualcosa di concreto. Sarebbe più semplice per un giovane delle nostre aree aspirare ad una propria realizzazione in zone più ricche. Fortunatamente in qualcuno l’amore per questi luoghi riesce ancora a prevalere sull’abbaglio allettante delle luci della città. Non basta dire ad un giovane di rimanere in paesi isolati come i nostri; è necessario che ciascuno per la sua parte operi per creare delle prospettive concrete che mirino a cambiare lo stato d’inerzia in cui ci troviamo. Purtroppo siamo svantaggiati dalla mancanza di servizi e di opportunità e molti di noi si adeguano a questo stato di cose contribuendo così al protrarsi della inoperosità e dell’avvilimento. Vogliamo dire con forza che la democrazia non è pienamente attuata se non sono garantite ad ogni cittadino le medesime opportunità di sviluppo, indipendentemente dal luogo di origine e dalla condizione socio-economica in cui si trova. Come sarà possibile un cambiamento di direzione, ad esempio, in Oliveto Lucano se l’istituzione preposta alla formazione culturale dei ragazzi non esiste più? Mi riferisco - evidentemente - alla chiusura della scuola media. Quanti appelli, sollecitazioni e proposte di soluzione ci sono state al fine di scongiurare questa improvvida decisione. Ma la Scuola Media è stata chiusa. Cosa dire, poi, della decisione da parte delle Autorità Ecclesiastiche di condividere, fino a ieri uno, ed oggi due preti con la vicina Garaguso? Molte volte mentre mi ritrovo a parlare con alcuni dei miei coetanei di questi problemi avverto un senso di impotenza. Mi spaventa il pensiero che proprio alcuni di loro possano essere sopraffatti da una sorta di rassegnazione a cui succede inevitabilmente il desiderio di andar via dal paese. Credo che la ragione fondamentale di questo stato di cose stia in una cultura antica, ma tuttora presente e diffusa in modo particolare nelle nostre aree interne: quella cioè di delegare ad altri le responsabilità proprie di affrontare i problemi della realtà in cui viviamo per tendere al cambiamento in meglio del nostro ambiente. Nel momento in cui questa cultura persuade e pervade la mente e il cuore dei nostri giovani con tutte le loro potenzialità e la loro capacità di entusiasmo, allora c’è veramente da preoccuparsi. Se andiamo a rileggere il “Cristo si è fermato Eboli” di Carlo Levi, scritto negli anni ‘40, riscontriamo presente in Oliveto o in un altro paese della nostra area oggi, lo stesso stato di immobilismo che esisteva ad Aliano ieri. Venti anni fa, all'indomani del terremoto, il Papa, parlando ai vescovi della Basilicata, ci aveva messi in guardia circa un pericolo grave che incombe sulle nostre comunità: quello di perdere la propria identità e le proprie radici. Cito le sue parole: “Si corre il rischio che i quartieri, i paesi ed i villaggi, diventino deserti senza storia, senza cultura, senza religione, senza linguaggio e senza identità, con gravissimo conseguenze” (28 Novembre 1980). Questa frase, che ho avuto la fortuna di conoscere nel periodo in cui decidemmo, con alcuni amici, di rilanciare l’attività dell’associazione “Mons. Delle Nocche”, mi ha fatto riflettere molto. Mi sono reso conto, infatti, che il desiderio e il tentativo di rendere più vivibile la nostra realtà, partiva da questo autorevole ammonimento del Santo Padre. Il ruolo delle associazioni, ma soprattutto delle istituzioni, è quello di scongiurare l’avanzata del deserto, mettendo in campo un’azione intelligente e positiva per scoprire, valorizzare e far fruttificare le risorse umane e naturali presenti nelle nostre comunità. E’ urgente, quindi, promuovere un cambiamento di mentalità in coloro che hanno più responsabilità nella vita di un paese e tra gli abitanti delle nostre comunità perché, abbandonando la comoda e sterile posizione degli spettatori passivi e spesso distratti, diventino protagonisti nei luoghi in cui viviamo, esprimendo le proprie idee e i propri desideri, mettendosi insieme per realizzarli, iniziando a consorziare le nostre forze, specialmente quelle giovanili. Tutto questo in ogni campo: in quello culturale, educativo e ricreativo, ma soprattutto in quello politico, sociale ed economico. E’ giunto il momento ormai di far emergere le proprie capacità e di non abbassare la testa dinanzi a nessuno prepotente, ma solo dinanzi a Dio. Occorre andare avanti con fermezza e determinazione: di tempo ne è stato sprecato già troppo!


"IL PONTE" - Assoc. Culturale "Raffaello Delle Nocche"

Autore: Beniamino Onorati

 

[ Home ]  [Scrivici]